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Ascoltare il presente, per comprendere, curare e ricostruire il futuro. La Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, in collaborazione con Eni, organizza un ciclo di sei percorsi di indagine dedicati ad altrettante tematiche fondamentali per lo sviluppo della società: Le conseguenze del futuro. Un ciclo di appuntamenti in cui da dicembre a maggio si parlerà di conoscenza, formazione, comunità, salute, cibo e spazio, riflettendo sul senso di questi termini e sul valore che possono assumere nella definizione di quell’immenso universo delle possibilità chiamato futuro.
Nell’epoca della crisi dei mediatori, dell’uno vale uno, della comunicazione orizzontale forzata e di una sovrabbondanza informativa che sempre più spesso si traduce in rumore e approssimazione, Le conseguenze del futuro torna a dar la parola agli esperti. Sfileranno filosofi (Ermanno Bencivenga e Miguel Benasayag), scienziati (il chimico teorico nonché direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa Vincenzo Barone, l’epidemiologa Kate Pickett e il biologo Iain Mattaj), economisti (l’ex-presidente dell’Ecuador Rafael Correa, l’ex-ministro Fabrizio Barca e Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo), imprenditori (Massimo Banzi, tra i fondatori della piattaforma open source-hardware Arduino, e Davide Dattoli, co-fondatore di Talent Garden), attivisti (come l’economista e giornalista inglese Raj Patel), urbanisti (Ash Amin, i cui studi sono al confine con antropologia, geografia e sociologia) e politici locali (come Bart Somers, sindaco di Mechelen, città belga in cui il 30% della popolazione è immigrata): tutte persone che sanno di cosa parlano e parlano di ciò che sanno. Al tempo stesso, il progetto si apre alle nuove linee della partecipazione attiva, al coinvolgimento e alla valorizzazione delle piccole comunità e della condivisione di buone pratiche: a queste ultime, strumenti concreti di azione e attori del cambiamento, è riservato un momento fondamentale di testimonianza e confronto durante i sei incontri.
La strategia di Eni è basata sulla visione a lungo termine e sull’anticipo degli scenari futuri. Guardare al futuro significa per Eni produrre un’energia sempre più pulita, abbattendo le emissioni e applicando i principi dell’economia circolare alle proprie attività. Un’evoluzione fondata sulla ricerca, sull’innovazione e soprattutto sulle persone e la loro capacità. Per questo, per la costante attenzione rivolta al futuro e alle persone, Eni ha deciso di affiancare un partner autorevole come la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli in un’iniziativa interamente dedicata alle riflessioni sul futuro.
Le conseguenze del futuro è rivolto a tutta la cittadinanza e si propone come antidoto contro l’indifferenza, la presunzione e il disinteresse che troppo spesso sembrano avvolgere la contemporaneità. Attraverso il racconto e la riflessione sul meglio del presente – anche affrontando modelli ed esperienze non convenzionali – il progetto offre una consapevole, determinata e soprattutto ragionata dichiarazione di fiducia in ciò che ci attende dietro l’angolo.
I SEI DIALOGHI
Ogni appuntamento, in programma alle 18.30 alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (Sala Polivalente; ingresso libero fino a esaurimento posti) e moderato dal conduttore e autore radiofonico e teatrale Matteo Caccia, riunisce il meglio di cooperazione, tradizione, attualità e innovazione: le lecture si apriranno infatti con un breve video in cui alcuni membri dei gruppi di lavoro e delle comunità di pratica, attivati su ciascuna tematica, presentano interrogativi e aspetti chiave da mettere a fuoco. È quindi la volta della lettura di estratti da testi del patrimonio archivistico della Fondazione, scritti da figure esemplari entrate nella memoria collettiva del nostro tempo (dall’illuminista Jean Baptiste D’Alembert al Premio Nobel Amartya Sen), alle quali ispirarsi per progettare il futuro. Da questo significativo spunto di riflessione, la parola passa ai relatori: a loro il compito di stilare una diagnosi sulla contemporaneità, analizzata da prospettive diverse e complementari per meglio restituirne la complessità. Infine, il futuro: quello che è già qui, grazie alla carica di inventiva e all’impatto positivo di case studies di successo, raccontati dai loro autori, e quello che si vorrebbe costruire mettendo a sistema teoria e buone pratiche.
Conoscenza. Il bisogno di sapere (martedì 11 dicembre 2018)
Un filosofo e un innovatore, due modi diversi e complementari di recuperare il valore della conoscenza. Ermanno Bencivenga, professore di filosofia all’Università della California ci ricorda “perché non possiamo rinunciare a ragionare con la nostra testa”: il pensiero dovrebbe sempre essere critico, la conoscenza complessa e problematizzante. La chiarezza e la semplicità sono il punto d’arrivo, mai quello di partenza, per i nostri ragionamenti: solo così è possibile fare presa sul presente e intervenire sul domani. Ed è proprio questo l’orizzonte di studio e lavoro di Massimo Banzi, tra i fondatori della piattaforma hardware Arduino e tra “i fautori della nuova rivoluzione industriale” (“The Economist”), che quindi affronta il tema dalla prospettiva dell’era delle trasformazioni tecnologiche. A Davide Dattoli, co-fondatore di Talent Garden, il più vasto network di coworking in Europa, spetta infine di fare gli onori di casa sulla soglia del futuro: incentivarlo e costruirlo è il suo mestiere, sviluppando nuova conoscenza grazie a una nuova forma di dialogo e contaminazione fra talenti, reti e spazi insieme fisici, digitali e intellettuali.
Formazione. La sete di sapere, la strada per crescere (lunedì 21 gennaio 2019)
La formazione – grande esclusa da un dibattito politico nazionale in cui sembra esserci solo spazio per Europa, economia e migranti – è il vero terreno su cui si gioca la partita decisiva nella costruzione del futuro. Tra suggestioni neorinascimentali, come nella visione globale del sapere avanzata da Vincenzo Barone (direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa), e consapevolezza che – come spiega il filosofo e psicanalista argentino Miguel Benasayag – la formazione è anche responsabilità verso gli altri e il mondo in cui viviamo. Contro ogni riduzionismo biologico o comportamentale, che di fatto priverebbe l’uomo della sua libertà e sarebbe, al tempo stesso, un alibi per la rinuncia all’impegno nel futuro, i protagonisti di questo appuntamento mettono al centro la ricchezza e il potenziale degli esseri umani che possono sprigionarsi dalla messa in forma e in moto di competenze, creatività e volontà di fare la differenza.
Comunità. Nuove società, nuove economie (venerdì 15 marzo 2019)
La comunità è il luogo in cui – attraverso le relazioni tra gli esseri umani – può rafforzarsi o deteriorarsi la fibra della società. A livello universale e su qualsiasi dimensione, come dimostra questo dialogo, che fa parte anche del programma FeltrinelliCamp – workshop intensivi con cento ricercatori e professionisti da tutta Europa sui temi chiave delle politiche economiche e delle nuove formule di cooperazione tra cittadini e istituzioni pubbliche e private per promuovere inclusione sociale e benessere condiviso – in cui si passa dal macrosistema europeo (la sua origine, la sua crisi, le sue prospettive, nelle parole dell’economista ed ex-ministro Fabrizio Barca) ad una concreta realtà locale come l’Ecuador, grazie alla testimonianza del suo ex Presidente (2007-2017) ed economista Rafael Correa, che ha fatto della giustizia sociale e della lotta allo sfruttamento della manodopera i punti cardine del suo mandato. Due mondi geograficamente distanti ma connessi a più livelli, appartenenti allo stesso intreccio. Perché se è vero che la crisi economica ha colpito tutti, è altrettanto chiaro come la spinta per reagire arrivi solo dall’unione di forze e intenti: instaurando nuove reti, riscoprendo il valore della prossimità, dell’interdipendenza e della solidarietà.
Salute. Sulla nostra pelle (martedì 23 aprile 2019)
Come è possibile che la moderna società del benessere – mai così ricca nel suo complesso – sia attraversata da un profondo disagio psicoemotivo e da una diffusa infelicità? E in che modo la scienza più avanzata può aiutare a migliorare la salute? Sono due delle domande che arricchiranno il confronto tra Kate Pickett, epidemiologa presso l’Università di York, in Inghilterra, e Iain Mattaj, il biologo scozzese primo direttore dello Human Technopole di Milano, il neonato istituto che aspira a diventare uno dei più grandi poli di ricerca multidisciplinare sulle scienze della vita. Anche in questo caso, “l’occhio clinico” di entrambi i relatori si focalizza sul modo in cui il presente fa uso degli strumenti offerti da tecnologie e conoscenze sempre più avanzate. L’attuale modello di sviluppo, gli stili di vita e di lavoro spesso accrescono le distanze invece di accorciarle, ed esistono veri e propri “determinanti sociali” capaci di spiegare e prevedere disparità e svantaggi. Ad esempio nell’accesso alle cure, la base del diritto alla vita.
Cibo. La giusta risorsa (martedì 7 maggio 2019)
Fra accaparramento delle risorse e controllo del sistema agroalimentare globale, crescita del fabbisogno alimentare e tutela della biodiversità, come virare verso uno sviluppo sostenibile? L’industria alimentare è uno dei settori in cui più abbacinanti si riflettono le contraddizioni dell’epoca contemporanea. Da un lato c’è il potere di multinazionali sempre più grosse e interessate a controllare il mercato globale, dall’altro c’è il diritto fondamentale dell’uomo a poter accedere a cibo sano. Tra “food justice” e mercato, imprese e cittadini, rispetto del lavoro e tutela della diversità biologica e culturale delle filiere, un dialogo serrato con il giornalista e attivista inglese Raj Patel e il politico, economista e agronomo Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo.
Spazio. Le piazze del mondo (mercoledì 22 maggio 2019)
L’universo può attendere: lo “spazio” al centro dell’ultimo dialogo è quello urbano, frontiera e insieme laboratorio in cui – tra conflitti sociali e mutazioni tecnologiche – si riproducono su piccola scala, rispetto ai fenomeni globali, tutte quelle antinomie e contraddizioni tipiche della contemporaneità: esclusione, disagio, povertà, emergenza, malattia. Ma le città sono anche il tessuto sociale dell’integrazione e della crescita dei e tra cittadini, non solo meri abitanti: qui infatti stanno emergendo nuove pratiche di cittadinanza destinate a tracciare la road map di domani. Come le mobilitazioni dal basso presentate da Ash Amin, urbanista dell’Università di Cambridge; o gli esperimenti di inclusione sociale raccontati da Bart Somers, sindaco di Mechelen, città belga in cui il 30% della popolazione è immigrata. Testimonianze dagli scacchieri dove, concretamente e quotidianamente, si stanno già verificando “le conseguenze del futuro”. Lo spazio, come le risorse, è un bene finito e lo stiamo esaurendo troppo rapidamente: dal land grabbing ai conflitti per lo sfruttamento dei territori.
I WORKSHOP
Il ciclo di dialoghi si inserisce in una più ampia struttura di ricerca e analisi specialistica: ogni incontro, infatti, è preceduto e integrato da due workshop che coinvolgono alcuni importanti centri di ricerca italiani e stranieri: nel primo appuntamento, i partecipanti si confrontano sugli aspetti fondamentali di ciascuno dei sei temi ed elaborano un position paper che delinea tre questioni chiave, oggetto di discussione durante la lecture. Il secondo workshop si svolge nello stesso giorno dell’evento pubblico, è aperto anche ad altri centri di ricerca oltre i primi attivati, e, prendendo le mosse dal documento redatto in precedenza come anche dalla condivisione di pratiche, ha l’obiettivo di immaginare linee di sviluppo e offrire suggestioni operative che orientino la comunità di ricerca di pratica sul tema trattato. I workshop si configurano quindi come fondamentali momenti di restituzione, testimonianza e confronto collettivo, che coinvolgendo associazioni, istituti e centri di ricerca da tutto il mondo, danno senso all’intero ciclo di dialoghi in quanto concreta costruzione di nuovi futuri.
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