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26 ottobre 2021. Istruzione, conoscenza e libertà di insegnamento, studio e ricerca per tutti: una professione d’intenti che persino oggi non è né scontata né universalmente riconosciuta, ma che all’Università di Padova è connaturata fin dall’anno di fondazione, nel 1222. Da otto secoli l’Ateneo patavino difende e garantisce tale spirito di indipendenza, grazie al quale sono stati tagliati traguardi eccezionali e si è innovato nei campi più diversi, come raccontato dal progetto editoriale Patavina Libertas, realizzato dall’Ateneo in collaborazione con Donzelli Editore.
Questa vocazione libertaria ha sempre fatto dell’Università di Padova un luogo di avanguardia anche sul piano sociale, anticipatore di rivoluzioni culturali, politiche e di costume: a una delle sfide più ardite in tal senso è dedicato il volume, L’università delle donne. Accademiche e studentesse dal Seicento a oggi, a cura di Andrea Martini e Carlotta Sorba, che sarà presentato martedì 2 novembre alle 17, nell’Aula Nievo di Palazzo Bo dell’Università e trasmesso in diretta sul canale YouTube @Eventi #800unipd. Dopo i saluti istituzionali della rettrice Daniela Mapelli e di Gianluigi Baldo, direttore del Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’Antichità dell’Università, Annalisa Oboe, direttrice del Centro di Ateneo Elena Cornaro e coordinatrice del progetto Patavina Libertas, introdurrà l’incontro con la storica della scienza Paola Govoni e con Annarosa Buttarelli, filosofa e direttrice scientifica della Scuola di Alta Formazione Donne di Governo. Saranno presenti anche i curatori Andrea Martini e Carlotta Sorba, insieme agli autori e alle autrici del volume.
Partendo da Padova per poi ampliare lo sguardo verso l’Italia e l’Europa, il volume ripercorre con la precisione dell’indagine storiografica e il pathos delle più avvincenti battaglie ideali il percorso irto di ostacoli che, dalla prima laureata nel 1678, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, ha portato alla possibilità per le donne di iscriversi all’università. Una concessione arrivata solo tra fine Ottocento e inizio Novecento, dopo secoli di dibattiti sulle capacità intellettuali femminili – perlopiù negate –, sulla cosiddetta coeducazione e sull’utilità stessa di istruire il gentil sesso. Fino al XIX secolo si deve ancora parlare di pioniere, pronte a sfidare società e mentalità patriarcali; è solo nel Novecento che questa rivoluzione riesce ad accelerare il passo, con l’ingresso nelle aule universitarie non più solo di studentesse ma anche di professoresse, portatrici di idee, conoscenze e prospettive innovative, animate da uno spirito di perseveranza forgiato in secoli di oppressione e oscurantismo e desiderose di portare il proprio contributo in spazi fino ad allora presidiati dal monopolio maschile.
Con la definitiva trasformazione degli atenei in università di massa tra gli anni Sessanta e Ottanta, si supera un felice punto di non ritorno, in questa lunga marcia di consapevolezza e riconoscimento di pari diritti, e prende il via quella decostruzione di ruoli e stereotipi che ancora oggi è in corso, non senza difficoltà. La missione, infatti, è tutt’altro che compiuta, come dimostrano le vicende di molte promettenti ricercatrici costrette a rinunciare ai propri sogni o a prolungare il precariato in luoghi alla periferia dell’accademia, o le tante disparità nella presenza e nel ruolo delle donne nelle università. La strada, però, è tracciata, nello spirito di quella patavina libertas sempre viva e di ispirazione da ottocento anni.
Una storia di indipendenza, di pensiero e ricerca fatta di molte tappe e protagonisti diversi, che rivivono attraverso gli studi della collana di volumi di alta divulgazione Patavina libertas. Una storia europea dell’Università di Padova: oltre a L’università delle donne, nel 2021 sono stati pubblicati Alla prova della contemporaneità. Intellettuali e politica dall’Ottocento a oggi, a cura di Carlo Fumian; La filosofia e le lettere. Le origini, la modernità, il Novecento, a cura di Vincenzo Milanesi; Intellettuali e uomini di corte. Padova e lo spazio europeo fra Cinque e Seicento, a cura di Ester Pietrobon.